27 marzo 2012

Cella 211


Io non ho nulla contro il cinema italiano, ma, vivendo all'estero, succede molto raramente che un film prodotto in Italia riceva attenzioni sui siti di cinema in lingua inglese. L'ultimo film italiano che ho visto è stato (inserire risata pre-registrata) "Le quattro volte", e mannaggia a me quando ho deciso di farlo. Altri film in lingue diverse dall'inglese invece ricevono spesso recensioni e commenti all'estero, e Celda 211 (il titolo originale spagnolo) è uno di questi.

Ambientato in una prigione, questo drammone spagnolo è la storia di Juan Oliver,  un poveraccio che, per fare la figura del primo della classe, va a visitare la prigione dove avrebbe cominciato a lavorare il giorno dopo per fare bella figura e conoscere i colleghi. Caso vuole che proprio quel giorno scoppi una rivolta dei detenuti che prendono controllo di un'intera sezione e che il poveraccio di cui sopra rimanga bloccato all'interno, l'unico civile in mezzo a centinaia di galeotti. Juan però non è proprio l'ultimo dei cretini, e ha la freddezza e il pelo sullo stomaco di spacciarsi per un detenuto e riuscire persino a diventare pappa e ciccia con Malamadre, il leader della rivolta.

Con una sceneggiatura solida e precisa, Cella 211 è un filmone che non annoia e regala momenti di sana e vera tensione. Ha un ritmo puntuale che riesce sempre a introdurre un elemento nuovo senza (quasi) mai esagerare, ed è violento quando conta. Riesce anche ad accennare una contestualizzazione politica che, per una volta, non sembra fuori posto né inserita a forza. Ci sono forse un paio di elementi forse un po' tirati via e talvolta cade nella trappola del melodramma (col ruolo della moglie di Juan e alcuni aspetti del rapporto tra lui e Malamandre) e qualcuno potrebbe trovarlo non propriamente realistico, ma Cella 211 emoziona e tiene incollati al divano dall'inizio alla fine. Decisamente un esordio coi fiocchi per Daniel Monzon.

5 marzo 2012

Super 8


Lo dico subito: a me Super 8 è piaciuto tantissimo. Quindi se per caso nelle poche righe che seguiranno mi lascerò prendere dall'entusiasmo, saprete perché.

Detto questo, per godersi Super 8 bisogna entrare nell'ordine di idee di trovarsi davanti a un omaggio al cinema di un certo tipo, quello tutto buoni sentimenti, famiglia, amicizia e avventura che andava di moda una [GASP] trentina di anni fa, negli anni '80. E sì, ricorda tantissimo The Goonies, e non è un caso, dato che l'autore del soggetto di quel piccolo classico del cinema moderno, Steven Spielberg, è anche uno dei produttori di Super 8. Ma non ricorda solo il bellissimo film diretto da Richard Donner, ma anche altre pellicole simili come Hook ed E.T. (sì, sempre roba di Spielberg). Anzi, dai, ricorda una milionata di film differenti, non racconta niente che non sia già letto e visto in precedenza, ma anche chi se ne frega.

J.J. Abrams, regista e sceneggiatore di Super 8, prende un gruppo di adolescenti, impegnati a fare cose da ragazzini degli anni '80 e a girare un film di zombi diretto da uno del gruppo e lo mette nel bel mezzo di una cospirazione governativa con tanto di ufo e scienziati ribelli. Al gruppo si aggiunge la bella e misteriosa Alice (interpretata da Elle Fanning, sorella di Dakota; e sì, le Fanning sono solo due, ma non so perché, ero convinto che fossero una meno di mille come i fratelli Baldwin), reclutata per ricoprire il ruolo della moglie infettata dal virus zombi del protagonista nel loro film. Vabbe', è inutile raccontare la trama di Super 8, tanto si sa cosa accadrà sin dal primo minuto.

Super 8 funziona benissimo ed è meraviglioso finché mette in scena le amicizie, le cotte, i rapporti conflittuali tra padri e figli. Lo fa grazie a un modo di fare cinema bello e sincero, che si concentra sui giovani protagonisti e sui loro sentimenti e ci riporta indietro nel tempo senza quasi che ce ne si accorga. Funziona meno quando mette in scena la sua anima di film d'azione e forza un po' la sceneggiatura per fare incastrare alcune svolte nella trama. Tuttavia, per quelle poco meno di due ore di durata, Super 8 mi ha ricordato un tempo andato, un tempo di vita e di film, e lo ha fatto facendomi sorridere e divertire esattamente come succedeva allora.
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