28 novembre 2009

Lust, Caution

Era un po' che volevo vederlo, questo film di Ang Lee che ha vinto tra gli altri il Leone d'Oro al festival del cinema di Venezia del 2007, ma avevo anche paura di ritrovarmi davanti a un mattone che mi avrebbe annoiato a morte. È basato sull'omonimo libro di Eileen Chang.
Fortunatamente non è stato così, dato che Lust, Caution è sì un film lungo e impegnativo, ma è anche un melodrammone con i controattributi, con una fotografia splendida e una gusto cinematografico raffinatissimo. Del resto si sta parlando di Ang Lee, non del primo registucolo da quattro soldi preso per strada.

Il film è ambientato in Cina a cavallo della fine degli anni '30 e l'inizio degli anni '40 e la protagonista del film è Wong Chia Chi, interpretata dalla bravissima esordiente Wei Tang, una giovane che finisce quasi per caso coinvolta nella resistenza cinese contro l'invasione e l'occupazione giapponese. Tutta la vicenda ruota attorno ai suoi tentativi di irretire un importante rappresentante del governo collaborazionista cinese, interpretato dall'ottimo Tony Leung, con il fine ultimo di ucciderlo, ma ci si metteranno di mezzo i sentimenti e le cose non andranno esattamente come previsto.

Lust, Caution racconta una storia molto classica, ma lo fa con coivolgimento emotivo e con una messa in scena sontuosa. È una storia d'amore in fondo, ma non solo: è un affresco storico, con la Cina del tempo riprodotta con attenzione maniacale e ci fa conoscere un mondo che per molti di noi è del tutto sconosciuto. I
due protagonisti sono tratteggiati con grande profondità, così come la loro relazione che cresce di intensità, un'intensità che culmina con le scene di sesso che per una volta non sono nudità gratuite, ma sono integrate alla perfezione nella narrazione e simboleggiano il rapporto esistente tra i due protagonisti.

Insomma, Lust, Caution è uno di quei classici filmoni che ti fanno pensare quanto è bello il cinema quando fa così, quando racconta storie classiche che non passano mai di moda e dipinge un mondo che ci sembra reale da quanto perfettamente è riprodotto.

22 novembre 2009

Il re degli sfigati

Ovvero King Dork, scritto da Frank Portman. Gli appassionati di musica avranno sicuramente riconosciuto questo nome, dato che non è altri che Dr. Frank, il leader dei Mr. T Experience.

Il protagonista di King Dork è Tom, un adolescente agli occhi dei suoi coetanei un po' sfigato, con un solo amico, che è anche l'unico altro membro della sua band, un'incapacità monumentale di rapportarsi con l'altro sesso, una madre e un patrigno cresciuti nel mito di "The Catcher In The Rye" ("Il giovane Holden" in italiano), una sorella insopportabile, un padre morto quando lui era piccolo e tutti i problemi classici di un adolescente moderno.
Proprio The Catcher In The Rye, la copia annotata di proprietà del padre di Tom per la precisione, darà inizio a una serie di eventi che cambieranno la sua vita, lo porteranno a conoscere meglio suo padre di cui non sa praticamente niente e, inaspettatemente, gli riveleranno il segreto di come fare colpo su ragazze, per citare il libro, "semi-fighe".

King Dork è una lettura piacevolissima, che riporta al tempo della nostra vita in cui tutto sembrava così tremendamente difficile, ma anche molto più semplice. Ricorda le prime cotte, le prime esperienze sessuali, sia quelle vere che quelle che eravamo convinti che lo fossero, i meccanismi di accettazione e rifiuto tra coetanei, le difficoltà di rapportarsi con gli adulti e i nostri genitori. Ci sono passi che fanno ridere di gusto ad alta voce, anche quando vi trovate su un treno inglese e attirate gli sguardi straniti degli altri passeggeri, e ce ne sono altri che fanno riflettere. È uno splendido affresco della vita dei licei americani che, per citare il libro, sono "the penalty for transgressions yet to be specified."
È un bellissimo libro, che sorprende e appassiona perché è divertente, ma soprattutto perché è racconta una storia reale e non artefatta.

17 novembre 2009

Il quadernetto della morte

Dopo più di un anno dall'acquisto del primo volume, ho recentemente finito Death Note, manga scritto da Tsugumi Ohba e disegnato da Takeshi Obata.
Per chi non lo sapesse, i 12 lunghi volumi narrano le vicende di Light Yagami, un ragazzo dall'intelligenza fuori dal comune, che trova il quaderno di uno shinigami, un dio della morte dall'aspetto decisamente inquietante. Questo quaderno ha la particolarità di uccidere qualsiasi persona il cui nome venga scritto sulle sue pagine, esattamente nella modalità e alla data specificata e in mancanza delle quali morirà semplicemente di attacco di cuore dopo quaranta secondi. Light decide di arrogarsi il diritto di punire tutti i malvagi con il fine ultimo di rendere il mondo un posto migliore e, già che c'è, diventare una specie di dio in terra. A questo suo piano si opporrà L, un enigmatico e geniale investigatore che cercherà in tutti i modi di incastrarlo.

È una storia molto complessa, quella raccontata da Ohba, fin troppo mi verrebbe da dire, che sì affascina per l'ingegno e la logica sfoggiata nei lunghi e intensi dialoghi, ma che esagera anche con la ricerca disperata della trovata a effetto in tutte le occasioni. Con l'avanzare della narrazione, la vicenda si sfilaccia e perde attrattiva, e il tutto prende un tono fin troppo prolisso. Sono arrivato in fondo più per la curiosità di vedere come sarebbe andata a finire che per un reale interesse nelle vicende dei protagonisti.

Avevo sentito un gran bene di questo Death Note, ma alla fine mi ha leggermente deluso. Parte bene, ma Ohba ha tirato le cose troppo per lunghe. Peccato.

Per la cronaca, da questo fumetto sono stati tratti anche una serie animata e un film con attori in carne e ossa che penso mi guarderò bene dal vedere.

16 novembre 2009

The Devil's Rejects

Ho sempre evitato di guardare The Devil's Rejects, convinto che fosse un film d'orrore, genere che io che sono una mammoletta non adoro particolarmente, ma alla fine ho vinto la mia paura e mi sono deciso a vederlo. E ho così scoperto che The Devil's Rejects non è per niente un film d'orrore.

Ma che cos'è se non è film deppaura? Beh, tanto per cominciare è un film della madonna, scritto e recitato splendidamente, con un ritmo incalzante e uno svolgimento mai banale. È un western moderno, che si ispira ai classici del passato (in senso di ambientazione e di data di realizzazione) e li ripropone in un'ambientazione quasi contemporanea, visto che si svolge alla fine degli anni '70.

Si apre e si chiude con due scene meravigliose, crude e violente, e nel mezzo c'è una storia sul Bene e sul Male inquietante e disturbante. Il regista Rob Zombie cerca in tutti i modi di mettere a disagio lo spettatore, prima con scene di violenza gratuita ed esplicita, e poi portandolo a provare pietà e compassione per dei protagonisti brutti e veramente cattivi e disprezzo e fastidio per il cavaliere della giustizia. E come se non bastasse, è accompagnato da una colonna sonora strabiliante.

The Devil's Rejects nasconde continuamente la linea che divide il Bene dal Male e ci lascia spaesati e a disagio, non prima di averci picchiato forte allo stomaco, ripetutamente e senza remore di sorta.

13 novembre 2009

Coraline

Finalmente sono riuscito a vedere anch'io Coraline, recuperato in blu-ray grazie al servizio di affitto film al quale sono abbonato.

Ed è stato un gran bel pezzo di recupero, perché Coraline è un film adorabile, visivamente accattivante grazie a uno stile creativo e fantasioso che non risulta mai pesante nemmeno nei momenti più intensi, grazie a una storia classica che funziona perfettamente (che mi anche ricordato Spirited Away di Miyazaki per certi versi) e grazie a un doppiaggio spettacolare tra cui spiccano quello di Dakota Fanning per la protagonista, quello di Teri Hatcher per la mamma/altra mamma e un Ian Macshane che dà il bianco come al solito nonostante sia relegato a doppiare un comprimario.

Non ho mai letto il libro omonimo di Neil Gaiman dal quale è tratto il film, quindi non posso fare paragoni, ma non c'è problema perché non sono un tipo che sta a menarsela con discorsi sull'adattamento e cose del genere. Coraline è un gran bel film che regala magia vera grazie alla splendida realizzazione in stop-motion e che merita di essere visto solo per accorgersi quanto sia ancora attuale una tecnica di animazione così "antica".
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